di Paolo Sabbatini Professore Ordinario di Viticoltura, Università di Torino
La viticoltura, tra le attività agricole, è estremamente sensibile alle fluttuazioni di temperatura e umidità, nonché agli eventi climatici avversi come il gelo, la grandine e le ondate di calore. Negli ultimi anni, la produzione vinicola ha subito crescenti impatti strutturali dai cambiamenti climatici, plasmando il panorama enologico sia a livello nazionale che globale. Come sta evolvendo la produzione vinicola e in che modo questa evoluzione si riflette sulle caratteristiche sensoriali del prodotto finale? È possibile trasformare queste mutazioni in opportunità?
Cambiamenti Climatici e Viticoltura. I mutamenti climatici, hanno sollecitato l’umanità a cercare modi per gestire aumento delle temperature globali. La COP26 , ha affrontato l’aspetto della produzione alimentare, rivelando le sfide dei vertici internazionali. Sebbene tutte le industrie agricole siano colpite dai cambiamenti climatici, alcune colture, in particolare la viticoltura, sono particolarmente suscettibili, soprattutto agli eventi climatici estremi. Significative sono le vendemmie anticipate (di circa un mese in molte regioni del mondo) rispetto alle medie storiche e lo spostamento dei vigneti verso posizioni più elevate e settentrionali. Casi significativi includono l’estate del 2003 in Borgogna, con una produzione ridotta del 30%, e il 2017 in Italia, caratterizzato da gelate tardive e siccità successive. L’intensità delle grandinate, come dimostrato dalle tempeste di grandine del 2021 nell’Oltrepò Pavese, rappresenta ulteriormente una sfida significativa (Figura 1).
Rischi per Vigneti Storici. Uno studio condotto nel 2020 dall’Istituto Nazionale Francese per la Ricerca Agronomica (INRA), pubblicato su PNAS, ha proiettato che un aumento di 2 gradi Celsius entro il 2050 potrebbe portare alla perdita del 60% delle attuali regioni vinicole nel mondo. In caso di aumento di 4 gradi Celsius entro il 2100, tale perdita potrebbe addirittura raggiungere l’85%. Questo studio, focalizzato su varietà internazionali (Cabernet Sauvignon, Merlot, Chardonnay, Pinot nero, Riesling), suggerisce che le regioni mediterranee, in particolare Italia e Spagna, potrebbero subire una riduzione delle aree vitate più vocate di circa dal 60-70%. Infatti, in Italia, la temperatura media è aumentata di circa 1,7°C dai primi anni ’80, superando il dato globale di +0,8°C.
Scommettere sulla Diversità Biologica. Aumentare la biodiversità agricola potrebbe ridurre le perdite del 50% in un contesto a +2 gradi (2050) e del 33% in uno a +4 gradi (2100). Per questo motivo, la viticoltura deve comprendere l’adattabilità delle diverse varietà d’uva, soprattutto quelle autoctone ai mutati climi come pure introdurre portinnesti più resistenti alla siccità. Stimolare la consapevolezza e la sensibilità dei viticoltori, incoraggiandoli a sperimentare e prediligere nuove varietà, potrebbe favorire l’adattamento della viticoltura ai nuovo stress ambientali. ll destino delle storiche regioni vinicole dipenderà dalle decisioni politiche future e dall’adozione di innovative tecniche colturali da parte dei viticoltori.
Impatti dei Cambiamenti Climatici sulla Viticoltura. Uno studio pubblicato nel 2013 su PNAS, intitolato “Climate Change, Wine, and Conservation,” prevede un continuo spostamento verso nord e a quote maggiori dei vigneti del mondo. Lo studio propone anche soluzioni tecniche come e sviluppo di nuove varietà con caratteristiche simili alle coltivate, ma con maggiore resistenza al clima. La modifica delle denominazioni geografiche per consentire la coltivazione di varietà più resilienti ai cambiamenti climatici può rivelarsi un passaggio delicato ma cruciale. La ricerca su tecniche colturali, come sistemi di ombreggiamento e gestione della irrigazione – già impiegate in aree soggette a siccità – apporta un ulteriore contributo. In questo contesto, la regione Piemonte rappresenta un esempio tangibile di rapido cambiamento, con i vigneti per lo spumante Alta Langa che si sono spostati da altitudini di 250 metri a 800-1000 metri per preservare l’acidità. Al contrario, le uve autoctone come l’erbaluce e la barbera hanno tratto beneficio dall’aumento delle temperature. Nel Nord Europa, produttori di spumante britannici stanno investendo nel Sud e persino nella Scandinavia, adeguandosi a climi più caldi. L’aspettativa di una Scandinavia più calda, con potenziale per vini di alta qualità esportabili, guida tali investimenti.
Conclusioni e Prospettive Future. In sintesi, il rapporto tra cambiamenti climatici e viticoltura svela una trama intricata in continua evoluzione. Le sfide rappresentate dai mutamenti climatici sono significative: dall’anticipazione delle vendemmie ai cambiamenti organolettici dei vini, dagli stress idrici e stress termici alle gelate primaverili; questi sono solo alcuni degli aspetti tangibili dell’impatto. Tuttavia, è imprescindibile riconoscere che l’industria vinicola stia già adottando approcci creativi per adeguarsi alle nuove condizioni climatiche. Stimolare la biodiversità in vigna, esplorare nuove varietà e portainnesti resilienti al clima, adottare tecnologie di viticoltura di precisione e gestioni delle chiome innovative passi fondamentali verso un futuro sostenibile. Mentre alcune regioni potrebbero perdere le loro distintive caratteristiche vinicole, altre potrebbero emergere come nuovi fulcri di eccellenza enologica. L’esempio dei vigneti che si spostano verso nord e ad altitudini diverse dimostra come l’adattamento possa generare opportunità sorprendenti. Le sfide che la viticoltura affronta oggi non sono soltanto di natura tecnica, ma implicano anche decisioni politiche e strategiche a livello globale. La collaborazione tra comunità scientifica, produttori di vino e autorità è cruciale per sviluppare soluzioni innovative che assicurino la continuità e il successo dell’industria vinicola. Le prospettive future richiedono un impegno costante nella ricerca e nell’adozione di pratiche agricole sostenibili. La creazione di sistemi di coltivazione resilienti, l’ottimizzazione delle risorse idriche e il coinvolgimento attivo di tutte le parti interessate contribuiranno a plasmare un futuro vitivinicolo duraturo. Mentre affrontiamo l’impatto dei cambiamenti climatici sulla viticoltura, si aprono nuove frontiere di innovazione scientifica e conoscenza che potrebbero guidare il settore verso una coesistenza con l’ambiente in costante mutamento.
Figura 1. Danni da gelate tardive. Le gelate tardive rappresentano un pericolo significativo per i vigneti e possono causare danni devastanti alle viti e alla produzione di uva. Questi eventi climatici avversi si verificano quando le temperature scendono drasticamente dopo che le viti sono entrate nella fase di germogliamento o dopo la fioritura. Ciò può causare danni irreparabili alle gemme, ai fiori e alle giovani infiorescenze, influenzando negativamente la quantità e la qualità del raccolto.
Figura 2. Le scottature e la disidratazione sono problemi seri che possono colpire i grappoli di vite della varietà Verdicchio, causando danni significativi alla produzione dell’uva e alla qualità del vino. Questi fenomeni sono spesso associati a condizioni climatiche estreme e possono influenzare negativamente l’aspetto, il sapore e l’integrità delle uve.